Appunti di viaggio III

Da Lisbona, presi da una suggestione, abbiamo deciso di rientrare in Spagna per arrivare a Santiago De Compostela e di ritornare, fermandoci a Porto, non prima di aver assaggiato il leggendario Polpo alla Galiziana su intuizione del fidato Andrea, esperto di enogastronomia iberica (e non solo). Spoiler alert: è di una bontà fuori misura! Mangiato in una osteria dove il proprietario, avendoci “sgamati” (a proposito: ma noi italiani ci facciamo sempre riconoscere?), si è fermato a raccontarci, in un italiano accennato, che la figlia vive e lavora da anni a Torino!

Insomma abbiamo “allungato” di buoni 800 km e cambiato il fuso orario, ma non è stata una “trasferta” inutile: a Santiago de Compostela, guardando negli occhi i tanti pellegrini che arrivavano davanti la maestosa basilica piena di suggestioni gotiche ma anche romaniche e barocche, ho potuto intuire cosa voleva dire quel tale, nella Piazza dell’Obradoiro, che spiegava come “El turista viaja, el senderista anda, el peregrino busca”. I tanti chilometri percorsi, purtroppo, mi hanno anche permesso di vedere con i miei occhi la devastazione che hanno provocato gli incendi nel Parco Nazionale Peneda-Gerês: chilometri e chilometri di strade lungo la linea del fuoco domato.

Un ultimo accenno a Porto. La scrittrice portoghese Agustina Bessa-Luís scrive che “O Porto não é um lugar, é um sentimento”. La Ribeira, il ponte Luis I, questo fiume che scorre placido in una città che non fa mostra della frenesia di Lisbona, la Capela Das Almas (la chiesa ricoperta da “azulejos”, le celebri piastrelle bianche e blu!), la maestosa Igreja de Santo Ildefonso… Una vera scoperta!

Rientrati a Lisbona, in aeroporto, Marco, nel salutarci per rientrare in Polonia ci spiegava che certe amicizie resistono al tempo e alle cose che viviamo e, mentre ci salutavamo, mi frullava un motivo nella testa: era “Meri Luis” di Lucio Dalla quando fa:

“questa vita un po’ umida di pianto con i giorni messi male, vista dall’alto sembra un treno che non finisce mai”

 

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