La banca dei semi alle Svalbard

Sono riuscito a vedere con i miei occhi l’ingresso della banca dei semi delle Svalbard: un deposito sotterraneo che contiene milioni di campioni di semi, la raccolta dei quali sta contribuendo a salvaguardare la biodiversità sul nostro pianeta.

Lontano dall’Europa continentale e ad un passo dal Polo Nord, raggiungere quell’accesso così simile ad un bunker antiatomico, mi ha dato molta inquietudine.

Arrivato con un furgone a circa 200 metri dall’ingresso posto sulla dorsale di un monte, sull’isola norvegese di Spitsbergen, ho percorso l’ultimo tratto a piedi, investito da un vento gelido che non ho mai sentito nella mia vita. “È proprio un luogo inospitale, incompatibile con la sopravvivenza umana”, devo aver pensato.

L’uomo è venuto a costruire un caveau alla fine del mondo, incastonandolo nel permafrost ad oltre 120 metri di profondità, con l’obiettivo di salvare questo tesoro dalla fine dei tempi verso cui ci stiamo dirigendo speditamente.

Quei semi lì sotto, protetti dal deperimento, ci ricordano che la vita può essere potenzialmente mantenuta in eterno, qualsiasi cosa succeda al mondo.

Non è forse una consolazione che ci deresponsabilizza?

 

 

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