La paura dei tiranni

È un lavoro così complesso questo continuo decostruire, smontare, scomporre e poi assemblare tutti i pezzi, con l’obiettivo di scoprirsi esattamente ciò che si è prima che arrivi la fine; è un lungo e tortuoso tentare la messa a fuoco per guardare nitidamente il compiersi della vita.

Mi ero scoperto di nuovo a pormi alcuni annosi interrogativi sotto il cielo grigio e freddo davanti le case a Kungsholmen, con i loro colori resi metallici dall’autunno gelido. Mi concentravo su quel processo continuo che ci conduce alla costruzione di un’autentica e semplice felicità, scoprendo che termina nel giorno in cui le cose della vita – aggiornare i curriculum, tenere allineati i calendar e le call – smettono di colpirci nel profondo.

Stamane, poi, ero fermo al semaforo di Via Petroselli con il suo traffico disordinato a causa dei lavori della Metro C. Guardando i pedoni attraversare, mi sono riconosciuto: non correvo lungo Viale Berti Pichat come al mio solito, ma ero tutto scombicchierato dentro quell’eskimo della Bundeswehr che avevo comprato alla Montagnola. Dentro la sacca verde portavo con me la copia di Oltre la Linea di Ernst Jünger dove se ne stavano custodite queste parole:

«La libertà non abita nel vuoto, essa dimora piuttosto […] in quei territori che sono, sì, organizzabili ma che non appartengono all’organizzazione. Vogliamo chiamarli “la terra selvaggia”; la terra selvaggia è lo spazio dal quale l’uomo può sperare non solo di condurre la lotta, ma anche di vincere. Non è più naturalmente una terra selvaggia di tipo romantico. È il terreno primordiale della sua esistenza, la boscaglia da cui egli un giorno irromperà come un leone. Anche nei nostri deserti ci sono infatti oasi nelle quali fiorisce la terra selvaggia. […] Sono i giardini ai quali il Leviatano non ha accesso, intorno ai quali egli si aggira con rabbia».

È scattato il verde.

Mi sono ricordato qual è la più grande paura dei tiranni – in primo luogo del tiranno che c’è dentro ognuno di noi – : quando ci vedono riuscire a liberarci e vincere la tristezza, smettendo di avere paura.

 

 

 

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