Una domenica

Ma che bello andare su e giù in questo Paese lungo e stretto, in una domenica che resta gelida e smagliante ovunque, con le persone nelle piazze che se ne stanno ferme a raggranellare il sole di febbraio come lucertole.

Certo non è che possiamo rincorrere solo il bello e il buono, tipo le scritte sui muri, le tigelle gonfie di cunza (che diobò si vive una volta sola), o i tortellini nel brodo. Ci sono pure le chiacchierate infinite sui nostri presenti accrocchiati; la vita che a volte mena forte, sferrando dei colpi che ci allargano le spalle.

“Sono stati belli quegli anni; forse erano più spensierati, vero?”, mi chiedi, passeggiando in Via Rizzoli.

Ci penso un attimo e ti spiego che non c’entra però la spensieratezza, neppure la bellezza o la percezione che il passato sia il rifugio di tutto ciò che conforta. C’entra il fatto che la giovinezza termina quando non possiamo più permetterci di perdere tempo in un giorno feriale. Ti svegli e ti guardi allo specchio: tutto finito. È accaduto ma non ricordi quando ed è proprio in quel momento che il passato ti dà accoglienza e riparo.

Ora stiamo percorrendo questa lunga lingua d’asfalto e, accompagnando il tramonto, discutiamo delle circostanze, dei cicli della vita che finiscono come sono cominciati, di come mettere a posto tutto anche se le relazioni umane non sono come le meccaniche degli orologi che sostituisci la molla di carica, aggiusti il bilanciere, cambi un paio di viti e ritorna tutto a posto. Insomma è un bel casino.

Mentre scivoliamo via sul Raccordo, finisco a mettere in fila alcune cose e finalmente trovo il coraggio di raccontarti i dettagli dei miei migliori armistizi.

Solo per pochi minuti proseguiamo in silenzio.

Osservo da lontano le luci del Colosseo quadrato e immagino alcuni futuri verosimili in cui siamo tutti dispersi a latitudini diverse però anche felici, vivendo di cose belle e semplici, praticando la gentilezza e liberati da una nuova ecologia interiore.

Ad un certo punto interrompi il flusso di questi pensieri: “Guì, ora che conosco tutta la storia ho capito. Adesso è tutto chiaro”.

“Hai capito cosa?”, chiedo.

“Quello che cerchi tu dalla vita. E dagli altri”, mi rispondi.

 

 

Intrusioni