Appunti di viaggio VI

Stasera avrò percorso complessivamente 5282 km con aerei, tram, metro e autobus a cui vanno aggiunti 150 km fatti a piedi.

Seduto sotto un grande pino, nei 125 ettari e tra gli altri 15.000 alberi che costituiscono il Parco del Buen Retiro di Madrid, ascoltando “Experience” di Ludovico Einaudi, capisco che questa bella traversata on the road della penisola Iberica, tra Spagna e Portogallo, è conclusa.

Questi alberi dove friniscono le cicale fanno ombra da sempre a donne e uomini; raccolgono storie e confidenze, restando qui immobili, in attesa di qualcun altro che arrivi guidato dal proprio desiderio (che a volte chiamiamo destino). Mentre mi godo il fresco, confusi tra i turisti e i madrileni con le loro ombre che crescono con l’arrivo della sera, vedo arrivare, come per incanto, alcuni sognatori, i viaggiatori senza meta, i mezzi matti, qualche ubriaco serale, gli artisti, le persone sole, chi si sa perdonare e chi no, quelli che piangono e sono felici, i sociopatici buoni, quelli che credono negli dèi che non esistono eppure rispondono dando loro sempre una nuova occasione, i padri e le madri improbabili, uomini e donne in diaspora, gli ottimisti infelici, i navigatori in solitaria, i costruttori di sogni, uno di Napoli, i giocolieri dei sentimenti, i frontalieri dell’esistenza, chi segue sempre la propria luce, quelli che credono nelle cause (soprattutto se perse), il tizio che vorrebbe vedere l’altra metà della luna, una esistenzialista, uno che non dorme mai di notte, le persone buffe, chi ha fatto pace con sé stesso e chi un giorno ci riuscirà.

Uno di loro – in questo sconfinato universo – sono io.

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