Le cose belle all’improvviso III

Il tempo è come un grande mare salato, calmo e piatto come una tavola: ti sembra che lasci tutto lì immobile nell’attesa e invece sta corrodendo il quotidiano che tocca, raschiando le chiglie che ci proteggono dalle acque.

Ti accorgi che le cose non sono ferme e tutto si trasforma quando riporti il passato nel presente, salvando dall’oblio e dalla dimenticanza alcuni frammenti che credevi perduti e che invece sono sempre rimasti ad attenderti.

Sei lì che ti chiedi: ma se tutto permane e si trasforma dove sono finiti la macchinina bianca, il pupazzino delle lego, la bambola con lo sguardo un poco triste, la chioma verde del diospiro, i canarini che una volta le famiglie tenevano nelle voliere sui balconi, ve li ricordate, non è vero? Dov’è finito tutto? Sono forse divenute le schegge di luce del passato e ora dall’altrove ci illuminano?

E voi che leggete, dove vi trovate? Non ditemi che anche voi vi siete perduti, camminando lungo il sentiero, cercando di sfuggire alle malinconicissime sere, a questi cieli nuvoli e freddi che non ci lasciano in pace.

Tutte le cose, dicevo, permangono. E nella casa al mare quando torna il tempo buono, di tanto in tanto, come se fosse un gioco raccogliamo delle conchiglie – solo le più belle – e le custodiamo tutte assieme, cercando di mettere in salvo le storie che nascondono. Tra loro ho lasciato la mia, riemersa da una vecchia vhs.

Prima ho scritto che il tempo è come il mare: corrode tutto. E infatti di quel passato mi restavano pezzi che non combaciavano – voci, gesti, lineamenti e sorrisi sparpagliati – , come in un vecchio puzzle.

Il tempo ci guida nella costruzione di certe chimere che ci aiutano poi ad andare avanti: credo sia uno schema dell’inconscio che prova a metterci in salvo da noi stessi. Però, da una vecchia cassetta, torna a fare l’eco un passato in cui la felicità era il privilegio di sapersi protetti e amati, senza dover dare nulla in cambio.

Un giorno, quando tutto sarà capovolto e la fine corrisponderà all’inizio (in questo tempo circolare), io sarò nel futuro arrivato al punto esatto dell’esistenza in cui saremo chiamati a ritrovare intatto tutto ciò che era. Non mancherà proprio nulla: io sarò di nuovo lì, con quel maglioncino scuro addosso, afferrato al tuo colletto, a ridere di gusto e ci saranno ancora tutti ma giovani, vitali e belli. Tu mi dirai: “Guarda là”, indicandomi l’obiettivo. E guardando verso la camera riderò di nuovo. Di nuovo. Di nuovo per la mia vita felice.

Da lì riprenderò il mio cammino e me ne andrò lungo il sentiero a caccia di sogni. Se mi vedessi ora non ci crederesti fin dove mi sono spinto.

 

Foto di JC Gellidon su Unsplash

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