Le cose si allontanano da sole

Mi ricordo di quel ragazzo che, anni fa, faceva il dj in una radio locale di Bologna e che se dovesse scrivere la propria autobiografia onesta, dovrebbe dire che è divenuto un artista solo perché ha fatto di tutto – ripeto: di tutto – per farsi notare da Anna. Non ha funzionato ma almeno gli è rimasto tra le mani il successo. Capita.

Stamattina mi frulla questo ricordo divertente nella testa. Ci rido su e rifletto pensando al fatto che le cose accadono così: casualmente. Corriamo verso le tempeste, prendiamo una direzione ostinata e contraria, sperando che alla fine, mentre stravolgiamo le nostre vite, ci resti in dote qualcosa più di niente.

Assecondiamo il flusso dei nostri pensieri senza creare argini, affinché i ricordi non si condensino nella malinconia. Se li lasciamo scorrere in noi, ci ritroveremmo a fraternizzare con alcune sensazioni che scompaiono da sole senza che si trasformino in monologhi davanti lo specchio del bagno, in azzuffate interiori, in un ciangottìo di gesti, nel campionato del mondo degli sguardi persi nel vuoto o nelle discussioni immaginarie (quelle in cui vinci sempre).

Alla fine, dicevo, se non trattieni nulla le cose si allontanano da sole.

Te ne accorgi perché, dopo mesi o anni, ti sfiora un pensiero che non riesci ad interiorizzare: sei lì che guardi fuori dalla finestra, al riparo dalle piogge e dal lunedì mattina. Lo senti: è una sorta di déjà-vu leggero che non puoi afferrare perché non ti appartiene. Poi ti volti, ti guardi allo specchio, ci vedi dentro tuo padre o tua madre e hai superato i trent’anni. Magia.

Mi chiedevo: ci sarà qualcuno, ora o tra cento anni tutti uguali, che ricordandosi di noi – di quella volta in cui eravamo tutti lì e tu sorridevi, vedendomi arrivare – ci custodirà tra le cose belle che non hanno funzionato?

 

 

 

Foto di Fabio Cocozza su Unsplash
Intrusioni