Appunti maltesi IV

Trascorro la notte a Rabat e mi alzo poco dopo l’alba, svegliato dal canto puntuale e insistente di un gallo. Non mi accadeva da anni!

La levataccia non è stata però inutile: dovendo raggiungere la zona sud-est dell’isola, abbastanza scollegata dalle principali città maltesi, sono riuscito ad arrivare di prima mattina. Tornato indietro fino a Mdina, ho preso di nuovo la linea 52 per arrivare alla fermata degli autobus di La Valletta e, da lì, sull’82 fino a Marnizi dove sono sceso e ho preferito proseguire a piedi fino a raggiungere la piccolissima città di pescatori chiamata Marsaxlokk, il “porto dello Scirocco” che noi italiani chiamiamo “Marsa Scirocco” o “marsaslocca”, adagiata su una baia davvero colorata. Arrivato, infatti, vedo all’àncora decine e decine di barchini, dai colori sgargianti, chiamati “luzzu”, sulla prua dei quali sono incisi o disegnati due occhi, lo “sguardo di Osiride” o di Horus a protezione dei marinai dai pericoli del mare fin dai tempi dei Fenici.

Raggiungo Marsaxlokk anche perchè, informandomi su questa cittadina, resto colpito dalla devozione dei cittadini alla Madonna di Pompei, venerata nel bel Santwarju tal-Madonna ta’ Pompei. Lo visito proprio alla fine della messa, con i fedeli che si attardano sull’assolata e colorata piazza antistante la chiesa. 

Entro al suo interno e, sulla destra, mi colpisce questa bella statua raffigurante la Vergine con Gesù bambino che porge il rosario a San Domenico e a Santa Caterina da Siena. Un’opera realizzata a Lecce sotto la supervisione di Giuseppe Malecore.

Marsaslokk, comunque, è famosa soprattutto per il suo mercato domenicale che, fin dalle prime luci dell’alba, si snoda sul piccolo porticciolo cittadino. 

Un mercato del tutto simile a quelli delle nostre città di provincia: tra i banchi è un susseguirsi di tavoli sopra i quali vengono disposte le cassette di pesce, di fianco a paccottiglia cinese (che è sempre la stessa in tutte le fiere del pianeta terra), dolci al forno e fritti maltesi, frutta secca lavorata e impastata con lo zucchero, banchi di magliette, giacche, pantaloni, vestiti e biancheria intima, poi di nuovo pesce fresco e camioncini che vendono pesce cotto al momento di fianco a banchi con le spezie e i sali maltesi. Così a ripetersi per tutta la lunghezza del porto. Tutto poco attraente ma anche magnetico. Una sensazione che non so spiegare.

Mi avvicina una signora con un cenno della mano: di media statura, sulla sessantina, ha questi lunghi capelli mossi castani e indossa dei vistosi orecchini vintage, un po’ barocchi, molto belli. Gestisce un piccolo banchetto dove vende dei profumi contraffatti in maniera meravigliosa: il packaging delle scatoline è fatto davvero bene, a tema natalizio e, al posto dei marchi originali, ci sono esclusivamente quelli fake. Così Dior diventa “Addore” e Roma di Laura Biagiotti diventa “Colosseum”. Il tutto appare così tanto surreale che mi convince e mi avvicino.

Mi chiede se mi piacciono questi profumi e io non so perché ma le tiro fuori, gratuitamente, tutta l’onestà che ho in corpo dicendo che non mi piacciono ma che apprezzo davvero la cura riposta nella preparazione dei pacchetti regalo. A quel punto lei mi guarda e, in maniera totalmente inattesa, mi dice: “Allora tu non hai bisogno di questi profumi”. 

Io non capisco l’allusione e assumo involontariamente una faccia dubbiosa ma anche curiosa. Deve aver intuito la mia reazione guardandomi in volto perché la donna si china e, da sotto al tavolo, tira fuori alcune ampolline di vetro, sopra le quali non c’è alcun marchio e anche i tappi sono alla buona, con la classica filettatura presente sulle bottigliette d’acqua. Ne sceglie una e la apre.

“Questo è un profumo magico contro il malocchio, ti porterà fortuna”, dice mentre me lo porge per farmelo annusare. L’odore è molto buono, erbaceo, anche se stona con l’ambiente marino circostante.

Mi fa cenno di avvicinare il dorso della mano destra e ci fa cadere sopra una goccia, poi mi fa cenno di massaggiare la zona per fare assorbire l’olio e annusare. Confermo, buono.

“Con questa goccia per qualche giorno sarai protetto e la fortuna resterà con te”, mi dice, raccomandando naturalmente l’acquisto.

Mi ricordo questa storia di Corto Maltese nella quale il capitano racconta un aneddoto della sua infanzia: cresciuto vicino la Moschea di Cordoba, ricordava il giorno in cui un’amica di sua madre, probabilmente una maga, gli prese la mano sinistra per fargli una lettura e la guardò inorridita perché non aveva la linea della fortuna, un grave presagio di sventura. Corto, che da bambino aveva già un bel carattere, non ci pensò molto: visto che il padre in casa non c’era mai (andava e veniva da Tintagel, in Cornovaglia, un posto pieno di fate e maghi), rubò un suo vecchio rasoio e… zac! Si tracciò una bella linea della fortuna da solo sul palmo, lunga e profonda.

Ecco, come Corto Maltese penso che il destino sia nelle nostre mani e che la fortuna, se davvero sia imperatrix mundi e orienti la vita degli uomini, si ricordi di noi grazie alle buone azioni che compiamo e all’attenzione che rivolgiamo ai bisogni degli altri. 

Ringrazio ma il profumo non mi serve.

Dopo questo incontro “magico” avevo capito che a Marsaslokk non avrei trovato più nulla per me e mi sono rimesso di nuovo in marcia per raggiungere Tarscen, una meta non preventivata ma che mi dava modo di restare vicino all’aeroporto, andando a visitare alcuni luoghi che mi ero segnato nei giorni precedenti.

Non lo sapevo ancora, quando ho scritto queste righe, ma quel profumo magico funzionava davvero: stavo andando incontro all’ultimo, inatteso e clamoroso atto di questo viaggio.

 

 

 

Foto di Luigi Muscat Filletti su Unsplash

 

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