Appunti maltesi I

C’è questo proverbio in cui mi sono imbattuto una volta giunto a Malta, camminando sotto ad un portico di St. Anne Street. L’avevo trovato scritto con un pennarello sulla serranda di una barbieria chiusa: “Gawdi għax mid-dinja m’għandna xejn”, un invito a prendere la vita con gioia e divertirsi perché, in fin dei conti, siamo insignificanti a questo mondo.

Venerdì mattino, seguendo questo principio e attraversando la Bieb il-Belt – la porta progettata, nella sua quinta ed ultima versione, da Renzo Piano – sono entrato a La Valletta, la capitale di Malta.

Non ho potuto fare a meno di provare a guardarla, in questi giorni, con gli occhi di Hugo Pratt e del suo alter ego, il capitano Corto Maltese che sull’isola è nato un giorno di Luglio del 1887, figlio di un pirata della Cornovaglia e di una gitana, ebrea sefardita, così bella da far innamorare persino il pittore Ingres.

Venerdì mattino, in città, c’erano 22°c e spirava forte questo vento che batteva gli imponenti muraglioni posti a difesa della città. Sono le stesse pietre, levigate dalle brezze del Mediterraneo, che resistettero al Grande Assedio del 1565 quando il potente Impero Ottomano, deciso a conquistare Malta e ad eliminare l’Ordine di San Giovanni, si arrese ai Cavalieri di Malta guidati da Jean de la Valette, a cui fu riconosciuto il privilegio, dopo la vittoria, di intitolare la città “Humilissima Civitas Valettae”.

Scendendo da St. Joseph’s Street verso il Forte Sant’Elmo, imponente bastione a difesa della città, sento lo scirocco che dal mare si fa strada tra le pietre dei palazzi di La Valletta, fin sulla cupola della Concattedrale di San Giovanni Battista, senza dubbio una delle chiese più belle che io abbia mai visto in tutta la mia vita, gli interni della quale sono stati realizzati dal genio di Mattia Petri in pieno stile barocco. La Chiesa ospita, nascoste nelle sale dell’oratorio, il “San Girolamo scrivente” e, soprattutto, la “Decollazione di San Giovanni Battista”, entrambe di Caravaggio. Quest’ultima non solo è la più grande opera di Michelangelo Merisi, ma è anche l’unica ad essere stata firmata (la firma è nella macchia di sangue che sgorga dal Battista, impercettibile osservando l’opera da lontano e ad occhio nudo).

Ad ogni modo c’è qualcosa di unico in questa città, una sensazione difficile da spiegare. Quattro secoli e mezzo di storia ci riconsegnano luoghi che fanno l’eco ad un tempo antico ma appaiono ancora vitali nel presente: le anziane, chiuse dietro i legni e i vetri dei gallarjia – i balconi tipici dell’isola – di tanto in tanto si affacciano, mi salutano provando a scambiare qualche parola come si fa di solito tra passanti ma io non riesco a capirle. Parlano il maltese, una lingua incomprensibile che, al mio orecchio, ha la stessa musicalità della lingua siciliana ma con alcuni elementi delle lingue parlate nel Maghreb e qualche parola molto simile all’italiano. Dopo averle salutate in italiano (che ritengo essere per loro più comprensibile dell’inglese), pensavo, tra me e me, che se la Sicilia non avesse abbandonato il siculo-arabo dopo l’invasione normanna, probabilmente oggi parlerebbe un’idioma molto simile a quello parlato dagli abitanti dell’isola.

Nel pomeriggio, cercando di appropriarmi delle logiche (illogiche) del trasporto pubblico maltese, ho fatto tappa a Senglea, Cospicua e Vittoriosa, conosciute come “le tre città di Malta”. Vittoriosa, in particolare, divenne la capitale di Malta al posto di Mdina con l’arrivo dei Cavalieri dell’Ordine nel 1530. Sono città meravigliose, da visitare con calma passeggiando nella zona portuale, entrando nei loro vicoli e sfruttando queste grandi scalinate dai riflessi tenui, smorzati dai colori sgargianti delle abitazioni o dai balconcini blu.

In serata, dopo aver visitato le Tre Città, ero in barca per tornare a La Valletta e pensavo, seduto sul ponte del traghetto, che rispetto alla fine dell’800, La Valletta è sicuramente molto cambiata: la città in cui Hugo Pratt decise di far nascere Corto Maltese oggi è una delle capitali d’Europa con la più alta densità di abitanti per km quadrato e ciò è evidente guardando il traffico e scoprendo la movida e le notti lunghe cittadine intorno a Triq Ir-Repubblika: cominciano dalle 18.00, con i primi aperitivi, i gruppi che suonano dal vivo e i deejay che mettono dischi davanti ai cocktail bar fino a tarda notte. È una città dalle grandi contraddizioni: può vantare uno dei tassi di criminalità più bassi d’Europa ma è lo stesso luogo nel quale una giornalista libera, impegnata in numerose inchieste contro la corruzione politica, muore in uno sconcertante attentato dinamitardo.

Luci ed ombre, anche oscure.

Nonostante tutto, la città mantiene un fascino ineludibile. Corto Maltese, cresciuto a La Valletta seguendo gli insegnamenti del rabbino Ezra Toledano che lo iniziò ai testi segreti della Zohar e della Kabbala, imbarcatosi per andare incontro al suo destino sulla “Vanità Dorata”, visse certamente un’avventura straordinaria che ebbe inizio proprio su quest’isola. Chissà oggi cosa direbbe del nostro mondo, di questa Malta con le navi metaniere che hanno preso il posto delle galere mercantili di fine ottocento. Forse fa bene a starsene nascosto: in un’epoca come la nostra l’avventura consiste, principalmente, in un estenuante e a volte lungo viaggio interiore alla ricerca di noi stessi.

 

Intrusioni