Due vite

La tua amica M.Y. ha un occhio verde e uno celeste. Con questa stranezza ha viaggiato tra le costellazioni, ultima fermata Termini, per finire a vivere in un condominio al Tiburtino Terzo. Tu mi racconti che ha una storia familiare di incroci assurdi, di transiti, di frontiere attraversate per miracolo e sogni solo sfiorati.

Ti sei vergognato perché, tornato a casa dopo averla incontrata, hai pianto ripensando alla sua voce rotta. Ti raccontava di questi ricordi di bambina: dal balcone di casa, da una stradina dietro al Minareto della Koutoubia, ascoltava l’adhān del muezzin seduta sulle gambe di sua nonna, realizzando la perfetta convergenza della sua storia con la tua, anche se da latitudini diverse.

“Guì, ti giuro, me lo raccontava senza piangere ma aveva il viso rigato dalle lacrime” – mi dici. Insomma, avevate questa connessione – “però mi allontana. Anzi, non si lascia avvicinare, che è diverso. Però non avrebbe senso raccontarsi così, no? Perché condividere qualcosa invece di niente? Senti, fammi il piacere di scrivere questa storia sul tuo blog. Fanne ciò che vuoi. Se la rileggessi scritta da te credo che sarebbe per me terapeutico. Camuffa i nomi, cambia tutto. Raccontami ciò che pensi e se vuoi inventa. Fammi finire da qualche parte per non pensare…”.

Vorrei lasciarti alcuni futuri anteriori che ti facciano compagnia quando, di notte, resti sveglio; vorrei ingraziarvi il migliore dei destini possibili ma non conosco alchimie che cospirino per voi, però posso dirti una cosa che ho capito: per un animo triste, decidere di essere felice con un’altra persona è uno straordinario atto di coraggio. Bisogna prima attraversare e lasciarsi definitivamente alle spalle alcune narrazioni, la più virulenta delle quali suggerisce di imparare a bastarti da solo per metterti preventivamente al riparto dal dolore causato dagli altri. C’è chi si accorge delle rinunce fatte – dei futuri perduti – quando ormai è tardi per tutto e non c’è più modo di disintossicarsi dalla propria [quasi sempre falsa sensazione di] indipendenza.

Ci stiamo salutando ma ti volti di nuovo e mi chiami per un’ultima richiesta:

“Ah Guì! Se puoi non limitarti a raccontare una storia e basta. Pensa a questa vicenda e lasciami anche un consiglio che valga per me e per chi legge”.

“Certamente! Preparati…” – ti dico perché, in effetti, è roba forte. Te lo lascio qui di seguito:

“Sii gentile”.

 

 

 

 

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Intrusioni