Il verde, la quinta musicale e il calore

Di ritorno da uno dei tuoi viaggi alla fine dei tempi sei atterrata in Via del Riccio, in quell’inverno allucinante, con il riscaldamento che non voleva saperne di andare e col termostato che segnava -15°c. Da Passo del Cerreto al Berghain, nei dintorni delle tue crisi esistenziali, avanti fino al centro della vita, all’inizio dei vent’anni (quando i vecchi luoghi diventano per sempre spazi di felicità perdute).

Ma ci credi? Dalle tue filosofie orientali, dai pianti di Federica del terzo piano, dai tarocchi che non potevo toccare, dai libri sui culti indigeni dell’America Latina, da quell’estate in cui cercavi di aprire l’Anahata Chakra(1), sono passati più di dieci anni.

“Guì dovresti provare ad immaginare il colore verde, la quinta musicale e il calore” – mi dicevi.

“Ma come faccio ad immaginare la quinta musicale. Ma poi… perché?” –  chiedevo.

Tu mi rispondevi subito, consegnandomi il manifesto delle tue rivoluzioni interiori:

“Perché i piccoli gesti di piccole persone, in piccoli luoghi remoti, alla fine cambiano il mondo”.

 

(1) “Nel quarto chakra l’amore non è più legato ad uno stimolo esteriore, ma viene vissuto all’interno come un vero e proprio stato dell’essere. In tal modo si irradia all’esterno, portando amore e compassione a tutto ciò che entra nel nostro campo.”

 

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