Non era tutto questo ciò che volevi per te?

Confesso di provare una sensazione molto strana nel ritrovarmi qui di nuovo a scrivere un blog. L’ultima volta che avevo tentato con “successo” un’operazione del genere era tipo il 2012, l’anno che ci vedeva tutti elettrizzati perché doveva essere l’ultimo del pianeta terra a causa di alcuni incroci di profezie e apocalissi imminenti e convergenti (col senno di poi immagino si siano semplicemente dimenticati di noi).

Giravo a Bologna con un parka verde militare che avevo acquistato nei banchi dell’usato alla Montagnola, ascoltavo Canali, qualcosina degli Afterhours e ovviamente i CCCP Fedeli alla Linea che alternavo con i Disciplinatha perché la musica industrial e quell’estetica violentissima un po’ mi grattavano la pancia. A 22 anni mi ero già licenziato dal conformismo culturale bolognese.

Scrivevo delle cose, dicevo; e venivano inspiegabilmente lette. Poi l’annichilente (ma a ben vedere confortante) routine universitaria finì di colpo – fuggimmo tutti da una città che ci moriva tra le braccia (o sbaglio Ali, Nic, Fabio, Gian, Mazzu, Wilko? Dove siete finiti? Ve la ricordate quella notte a leggerci Foster Wallace?) – e sono passati alcuni anni nei quali sono accadute alla rinfusa tutta una serie di cose che, per brevità, elenco: ore di sonno perse, treni presi, autobus extraurbani, traslochi incasinati, città scambiate, persone venute e andate, inculate date e prese, ricariche telefoniche e alcuni governi di unità nazionale. Ad un certo punto, durante questo processo, mi sono accorto che il parka verde militare l’avevo regalato a mio padre (che, in gran segreto, lo aveva mutilato scucendo la bandiera della Germania), mi ero tolto i tre orecchini perché non erano opportuni, i maglioni erano tutti deformati e non mi stavano un granché bene con quei colori assurdi e via così andare in un processo di normalizzazione che non mi sono neppure accorto quando fosse davvero iniziato.

Giorni fa, alle 2 di notte di un venerdì a caso, sono seduto nel solito locale a bere un gin tonic. Racconto ad un amico delle storie che non funzionano (Te li immagini i discorsi, no? Ma ci pensi che ho 32 anni e ancora non capisco le persone? Che non riesco a decifrarla? Certo che la vita è proprio complicata e via andare con tutta una serie di luoghi comuni inutili sul timing, i silenzi, la sfortuna e le incomprensioni); poi cambiamo discorso e finisco a raccontare di quella volta surreale in cui incontrai l’ex Ministro Rino Formica che mi parlò della Circolare Trabucchi, delle parole sibilline di Andreotti in un Consiglio dei Ministri del 1984. Ecco, io sono lì che straparlo poi mi volto e vedo un ragazzo appoggiato alla canna di una bicicletta grigia (gliela fotteranno l’anno dopo, sotto Pasqua, in via Barberia), indossa un paio di occhialini dalla montatura scura, rasato a zero, con un parka verde militare (che poi ha regalato al padre), con i pantaloni a coste, con una sacca verde piena di libri. Se ne sta lì e mi fissa. Io scuoto la testa, guardo di nuovo in quella direzione ma lui non c’è più.

Mi guardava e con i suoi occhi buoni sembrava volesse dirmi:

“Guidino ma non era tutto questo ciò che volevi per te?”

 

Intrusioni