Due cose che ho imparato da Enrico Mattei

La vicenda umana di Enrico Mattei finisce sui cieli di Bascapé, il 27 ottobre del 1962. Sono trascorsi sessant’anni esatti. Muoiono, nella deflagrazione del Morane-Saulnier, Enrico Mattei, il pilota Irnerio Bertuzzi, il giornalista americano William McHale, travolti da un’esplosione che, sessant’anni dopo, non dobbiamo più avere paura di definire tale. La Domenica del Corriere riportava l’immagine iconica dell’aereo che scendeva in picchiata e fuori controllo sotto lo sguardo terrorizzato degli uomini a bordo. Oggi il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dichiarato:

“Il suo esempio e la sua figura appartengono a pieno titolo alla schiera dei costruttori della Repubblica. Sulla sua morte grava l’ombra di un criminale attentato”

Non un incidente o una tragica fatalità. Ma un “attentato”.

Sotto ad un diluvio torrenziale, la notte del 27 ottobre del ’62, sui cieli del pavese nordorientale si accende una gigantesca palla di fuoco che illumina tutto a giorno. Non c’è un aereo che precipita, secondo le prime testimonianze: c’è un boato, del fuoco in cielo e poi rottami sparsi ovunque. Vengono spezzate tre vite e, con loro, quelle di tutti i testimoni oculari: vi invito a leggere “Ritorno a Bascapé” di Moroni per Il Giorno che mette in fila l’epopea familiare e giudiziaria – degna di essere raccontata sul grande schermo – di tutti coloro che, quella notte, avevano visto qualcosa.

Voglio riportare qui, telegraficamente, due cose che ho capito dalla vicenda professionale di Enrico Mattei:

1) Il genio vede ciò che gli altri non vedono; e va avanti costi quel che costi

Quella di Mattei è la storia di un marchigiano di Acqualagna che viene chiamato a liquidare l’AGIP dal governo Bonomi III e, invece di perdersi d’animo seguendo le indicazioni del governo, va avanti animato da un principio: l’Italia non può rinunciare ad avere una sua politica energetica. Vi suona attuale? Nel 1949, nella Val Padana, l’Agip scopre il petrolio che diviene il “Supercortemaggiore, la potente benzina italiana”. Si parla di “giacimenti” ma in realtà è una piccola bolla che si esaurirà in poco tempo ma rappresenta certamente un indizio: il suolo italiano non è arido. Pochi anni dopo nascerà l’Eni, l’ente che lancerà la sfida alle “sette sorelle” del cartello del petrolio:

“La politica petrolifera italiana capitanata da Mattei ha sferrato attacchi alle maggiori compagnie petrolifere mondiali, con una campagna sui prezzi che ha avuto un impatto distruttivo nei rapporti tra le Compagnie e i governi”

Sono le parole, messe nero su bianco, nel rapporto del National Security Council del 1961. È questo “l’effetto Mattei” sul mercato petrolifero. E la benzina italiana, dopo aver stretto patti con Egitto, Tunisia, Algeria, Persia/Iran, Marocco, Libia e URSS, è la più economica di tutta europa in quegli anni.

2) L’importanza della comunicazione. E di non temere nessuno

Nel 1952, Enrico Mattei indice un concorso per l’immagine pubblicitaria dei due prodotti di punta della compagnia (il Supercortemaggiore e l’AgipGas). Il concorso ebbe come oggetto la creazione di: marchio dei due prodotti (40 × 20 cm); cartelloni stradali (100 × 70 cm); colorazione delle colonnine dei distributori e furono stanziati 10 milioni di lire come premio per i vincitori. L’architetto Giò Ponti guidava la commissione esaminatrice. Vinse il drago-cane di Broggini-Guzzi che fu rinnovato nel 1972 dall’italo-olandese Bob Noorda. Un logo semplicemente iconico. All’idea di Mattei di dare a tutta l’Italia un logo a cui i consumatori potessero affezionarsi, si affiancò l’idea di dare una voce a quella visione del Paese, fondando il giornale Il Giorno per bilanciare l’esposizione mediatica che, sulla stampa nazionale, aveva l’imprenditoria privata italiana, ostile al progetto di Mattei. Fu, di fatto, il padre delle media company , rafforzandosi nel rapporto con la classe politica nazionale, grazie all’asse fortissimo – costruito nel reciproco rispetto dei ruoli – con quell’area politica che, per semplicità, definiremmo della “sinistra della Dc”, in particolar modo a Giorgio La Pira e Giovanni Gronchi.

Questi furono i pilastri su cui Mattei costruì la fortuna, in Italia e nel mondo, dell’Ente nazionale idrocarburi, facendosi più di un nemico. Nel 1994, il pentito di mafia e collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta spiegò ai magistrati che “il primo delitto eccellente di carattere politico ordinato dalla Commissione di Cosa Nostra fu quello del presidente dell’Eni Enrico Mattei”. Alcuni anni fa, il magistrato Vincenzo Calia spiegò che “Mattei si poneva come obiettivo l’autonomia energetica dell’Italia, la sua scomparsa azzerò quel progetto industriale e il nostro paese tornò a dipendere dai grandi produttori internazionali”.

 

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